La
veglia più bella della mia vita
Di Joel Vaucher de la Croix
I giovani non sono molto avvezzi alle telecamere e alle interviste, ma anche
quando devono cimentarsi con gli scritti non sono entusiasti.Esistono
però delle eccezioni lodevoli, dalle quali traspare tutta la freschezza dello
slancio giovanile. E’ accaduto in agosto per la giornata mondiale
della Gioventù. Un ragazzo ha tenuto, di quest’esperienza, un diario e ce
lo ha fatto pervenire. Ve ne proponiamo qualche frammento.
LA PARTENZA
Avevo sentito parlare di questa manifestazione ma non mi ero mai
interessato molto, non sapendo esattamente di cosa si trattasse. Verso la
fine di marzo venni a sapere che tre giovani di Novazzano sarebbero partiti
con la Pastorale Giovanile della nostra Diocesi verso l’evento di Roma. Dopo
aver riflettuto, decisi di iscrivermi. Non sapevo cosa mi spingesse a farlo,
e lo scopertine/coprii solo dopo, lungo i giorni del pellegrinaggio.Non mi
attirava la grandiosità della festa o l’estetica, poiché non avevo mai visto
un GMG e la maestosità che essa comportava; non era neppure per l’evento o
per il Giubileo, visto che ho sempre creduto che potevo essere vicino a Dio
qui come a Roma. Era qualcos’altro.I mesi passavano veloci quando
arrivò il programma: si trattava di un pellegrinaggio di dieci giorni, cinque
in Umbria e cinque a Roma. Le giornate si presentavano molto cariche di incontri
spirituali e di chilometri, all’inizio mi spaventai ma poi mi rassicurai pensando
che potevo contare su un amico come Luigi, che aveva già fatto questa esperienza,
e di molti altri amici che invece erano come me alle prime armi, ma pronti
a sostenermi e ad essere sostenuti in questa avventura. La mattina del 10
agosto la partenza. Le facce stanche per la levataccia mattutina erano quasi
tutte anonime, o al massimo viste di sfuggita una volta, all’incontro esplicativo
di 2 settimane prima, una foto per il giornale e poi la partenza sul pullman
3 verso la prima meta del nostro pellegrinaggio: La Verna.Vi arrivammo
verso le due del pomeriggio: la strada ripida e piena di curve scombussolò
molti pellegrini, ma la fantastica atmosfera di quel luogo e il magnifico
panorama ripagarono la stanchezza del popolo in cammino. Quella notte sotto
il cielo stellato, sotto gli ulivi, accompagnati dalla serenata dei grilli,
capimmo che quei dieci giorni sarebbero stati rivolti a quell’altissimo, onnipotente
e buon Signore al quale avremmo tentato di portare lode, gloria e onore, sicuri
di ricevere per i giorni seguenti la sua dolce benedizione.
PRIMO INCONTRO CON IL PAPA
Verso le 15.30 ci incamminammo assieme verso piazza San Pietro dove
il Papa avrebbe aperto ufficialmente il Giubileo dei giovani. La nostra andatura
ad “elastico” purtroppo ci fece raggiungere la piazza in un momento di grande
traffico. Non potendo stare tutti assieme, ci dividemmo in gruppi di dodici
e oltrepassammo così, dopo aver fatto il “check-in”, il famoso colonnato del
Bernini che abbraccia la città del Vaticano. La folla era già molta e dovemmo
restare in fondo, ma gli schermi giganti posti vicino a noi ci permisero di
seguire bene tutta la cerimonia. Il Papa era giunto in San Giovanni e aveva
cominciato il discorso ai Giovani italiani che lo accolsero calorosamente
con slogan, applausi e canti; poi, salutati gli italiani, si diresse, con
la papamobile, verso san Pietro dove arrivò verso le 18.00. La folla esplose
in un lungo applauso al passaggio di Giovanni Paolo II in mezzo alla piazza.
Quando poi raggiunse il palco le urla di festa si tramutarono in un lieve
brusio che permise al Pontefice di iniziare il saluto.LA VEGLIAEravamo
quasi giunti: davanti a noi cominciava ad apparire il campus universitario
di Tor Vergata che, piano, piano si stava animando. L’ultimo chilometro di
cammino fu un susseguirsi di docce fresche e rinfrescanti. I nostri piedi
cominciavano a far sentire i chilometri percorsi, ma ci consolò il fatto che
la fede passa anche attraverso i piedi! Arrivati ai confini del campo, predisposto
intorno al palco, i volontari ci salutarono indicando la via da seguire. Finalmente
alle 10.30 entrammo nel nostro settore e ci piazzammo in modo ordinato. …
Il caldo diventò sempre più intenso, non c’era un filo d’ombra né un soffio
di vento. Alle 15.00 uno spettacolo si apriva davanti ai miei occhi: una marea
di gente si allargava da settentrione a meridione, da oriente ad occidente
per chilometri. Mai i miei occhi videro una tale numero di persone riunite.
Il tempo trascorse lento, alle 20.00 precise un elicottero bianco passò sulle
nostre teste: Giovanni Paolo II era arrivato! La papamobile lo condusse davanti
alla porta di bronzo e legno costruita per l’occasione. Ci chiesero il silenzio,
e due milioni di giovani tacquero al passaggio del Papa sotto alla porta,
con lui vi erano 5 giovani dai 5 continenti e due cardinali. Il Papa passò
l’arco a piedi per simboleggiare il pellegrinaggio, poi risalì sull’auto per
passare in mezzo a noi. Passò a 2 metri dalla barriera dove eravamo appostati,
era sereno e riposato. Salì all’altare alle 20.30. La veglia più bella della
mia vita iniziò…
EPILOGO
Come esprimere la gioia grande di quei giorni: San Francesco ci ha
insegnato che non servono grandi parole per esprimere grandi sentimenti, San
Pietro ci ha fatto capire con la sua fede che l’immensa Chiesa universale
nasce da un uomo solo: Gesù. Sarà Gesù a concludere questa mia
testimonianza che non vuole sostituire quello che ognuno di noi ha vissuto,
ma vuole lasciare una traccia per non dimenticare anche la vita comune che
abbiamo passato assieme; vuole esprimere il mio Grazie ad ognuno di voi perché
siete stati la mia corona e la mia gioia. “Ed ecco che Gesù disse: Io sono con voi per
sempre, sino alla fine del mondo”. Come in questi giorni.